// LA MOSTRA //
Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi è la mostra di Fondazione Golinelli e Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, curata da Andrea Zanotti, Roberto Balzani, Antonio Danieli e Luca Ciancabilla.
L’endiadi arte e scienza rappresenta la chiave di lettura per interpretare la storia e intercettare nuove traiettorie di sviluppo della società. In bilico tra due dimensioni cronologiche, distinte ma complementari, la mostra avvia una riflessione a partire dalla figura di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), uno dei più grandi scienziati della natura del suo tempo, di cui nel 2022 si è celebrato il 500° anniversario della nascita. Grazie alla sua straordinaria capacità di osservare, catalogare e conservare i reperti che la natura, nel corso del suo farsi, ha lasciato dietro di sé, Aldrovandi è di fatto il fautore del moderno museo di Storia Naturale, un luogo di memoria e conoscenza in cui si sedimenta il fondo ancestrale delle nostre origini, fonte di ispirazione per l’allestimento architettonico di diverserighestudio.
L’opera del naturalista bolognese, tuttavia, non è proiettata solo verso il passato: la sua capacità fantastica, perfettamente incarnata dal suo scritto più sorprendente, la Monstrorum historia, colloca l’opera dell’Aldrovandi oltre il tempo e sulla soglia di un mondo altro, che guarda al futuro.
Il progetto espositivo, dal 4 febbraio al 28 maggio 2023 nel Centro Arti e Scienze Golinelli di Bologna, presenta un connubio inconsueto e originale tra reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese, originali exhibit tecnico-scientifici immersivi e interattivi, quadri di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla, Mattia Moreni, opere d’arte – dipinti, sculture e installazioni – di Nicola Samorì e oggetti, strumenti, video e immagini provenienti dall’Agenzia Spaziale Europea, che esprimono una visione unitaria della cultura e di alleanza tra arte e scienza che qui è riproposta al pubblico in un percorso di ricerca tra passato e scenari futuribili. Il tutto intessuto da trame poetiche inedite, da sguardi visionari di scienziati esperti di intelligenza artificiale e neuroscienze e di umanisti, con il supporto narrativo di un nuovo “alfabeto”, composto da inediti glifi ed ideato per l’occasione.
Dopo l’esposizione bolognese, la mostra è arrivata anche nella Capitale, da venerdì 22 marzo a domenica 21 luglio 2024, al Museo Civico di Zoologia di Roma, ed è stata realizzata in collaborazione con INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
La mostra, in questa seconda edizione, presenta un connubio originale e armonico tra reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese e di quelle dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina, exhibit tecnico-scientifici immersivi e interattivi prodotti in originale da Fondazione Golinelli, quadri di diverse epoche di Bartolomeo Passarotti, Enrico Prampolini, Virginio Marchi e Mattia Moreni, opere d’arte – dipinti, sculture e installazioni – di Nicola Samorì. In mostra anche oggetti, strumenti, video e immagini provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Agenzia Spaziale Europea.
Ulisse Aldrovandi incarna due anime: lo scienziato, osservatore di una realtà che è già stata, e l’artista, che immagina e dà forma a ciò che sarà, spingendosi, come farà secoli dopo la fantascienza, a svelare scenari destinati, col progredire della scienza, a trasformarsi in realtà.
Il percorso espositivo mette in luce le faglie di discontinuità che hanno costituito le tappe del percorso conoscitivo dell’uomo e offre ai visitatori gli strumenti per riflettere sul progresso dell’umanità, sul binomio uomo-natura e sul ribaltamento di questo paradigma.
Il pubblico della mostra sarà condotto nel futuro, in un’ambientazione che simboleggia la possibile condizione di vita in un insediamento umano in una condizione al di fuori della terra, metafora dell’ultima tappa di frontiera raggiunta dall’uomo, proiettato ormai verso i confini dell’universo e della conoscenza. In questa sezione i visitatori avranno modo di sperimentare, attraverso exhibit interattivi e immersivi, alcune delle nuove condizioni in cui l’umanità si troverà a vivere in un futuro non troppo lontano: cabine che simulano l’ibernazione – necessaria per affrontare i viaggi interstellari – postazioni per simulare un regime alimentare adatto per la sopravvivenza nello spazio e, ancora, installazioni multisensoriali per scoprire gli odori dell’universo. Due postazioni in realtà virtuale permetteranno di esplorare due wunderkammer – camere delle meraviglie – una aldrovandiana come finestra sul passato, l’altra proiettata al futuro.
I visitatori potranno vedere poi alcuni oggetti provenienti dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, strumenti e artefatti che scienziati e ingegneri hanno costruito per spingere sempre più oltre le frontiere dell’esplorazione spaziale e progettare il futuro dell’umanità su altri pianeti. Tra questi, saranno esposti alcuni modelli di insediamenti abitativi lunari e marziani e materiali realizzati con la stampa 3D che consentiranno all’essere umano di realizzare architetture con risorse proprie dello spazio. Anche il corpo umano in viaggio nello spazio subirà trasformazioni decisive, dovute a condizioni estreme, quali l’assenza di gravità e l’esposizione a raggi gamma. In mostra ci saranno anche prototipi di ossa e tessuti prodotti con la biostampa a tre dimensioni, una tecnologia che risponderà all’esigenza degli astronauti di far fronte a emergenze mediche, come la necessità di effettuare delle operazioni chirurgiche.
È la fine dell’essere umano o l’inizio di qualcosa di nuovo? Molti sono gli interrogativi sul destino dell’umanità e del futuro dell’esistenza.
// LA MAPPA DELLA MOSTRA:
Conclusione del viaggio
di Andrea Zanotti e Antonio DanieliIl viaggio è in realtà ancora molto lontano dalla sua conclusione: anzi, con ogni probabilità inizia adesso. Solo dopo la scoperta della Luna. La tecnica, emancipatasi dalla scienza, mette a disposizione strumenti molto più potenti rispetto ai fini che tradizionalmente l’ambizione dell’uomo poteva darsi, ponendolo davanti a sfide del tutto inedite. Il rischio di diventare egli stesso uno strumento delle macchine e del sistema cui ha dato vita c’è, ed è reale. Dobbiamo, coraggiosamente, battezzare questo pericolo e chiamare le cose con il loro nome, per evitare di trasformare l’uomo, dopo l’abbandono dell’idea stessa di natura, in un residuo della natura, in un reperto che Ulisse Aldrovandi avrebbe repertoriato e catalogato. Ma la mai spenta scintilla del divino che lo anima può soccorrerlo, delineando un futuro possibile, che eviti questa implosione, questa apocalisse costruita con le sue stesse mani.
Confidiamo, con Mario Rasetti, che la concezione, oggi così stretta e densa di incognite, di intelligenza artificiale, possa trasvalutarsi, in un’intelligenza collettiva, in un super brain planetario a cui sei miliardi e mezzo di persone sono già collegate con le loro menti umane dotate di un’infinità di neuroni che possono comunicare alla velocità della luce. Grazie al procedere velocissimo delle tecnologie si potrà presto generare, in un’evoluzione biologica ancora da scrivere, una nuova mente umana, nativamente predisposta a un approccio collettivo etico e responsabile. Essendo infatti le menti di ogni essere umano oggi collegato corresponsabili della sua genesi, la nuova mente non potrà che essere predisposta al bene di tutti: non foss’altro perché ciò implicherà, in termini auto-conservativi, il bene di se stessa.
Non sappiamo se questa utopia potrà realizzarsi: ma ci piace però concludere così questa mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, perché c’è, in questa conclusione, un messaggio di speranza di lungo periodo. Per esso, la tecnologia è e rimarrà un mezzo abilitante, non un fine, e non sarà mai completamente indipendente dall’uomo, e dai principi etici di fondo che lo muovono, consentendoci di evitare l’apocalisse. Se così sarà, alla fine della trasformazione antropologica non ci aspetterà un trans-umanesimo o una palingenesi, ma piuttosto, un nuovo umanesimo dagli inediti profili biologici. Forse, o probabilmente, un “Homo sapiens sapiens sapiens”. Una umanità 3.0.
BIG (Bjarke Ingels Group)
I primi insediamenti umani al di fuori della Terra saranno realizzati prevalentemente da robot di stampa 3D che trasformeranno il suolo lunare grezzo in cupole vivibili che proteggeranno da meteoriti e radiazioni gamma.
BIG (Bjarke Ingels Group)
Stampanti 3D, sistemi automatizzati e tecnologie di costruzione all’avanguardia hanno permesso di ipotizzare i vari metodi che potrebbero facilitare la colonizzazione oltre il pianeta Terra: questo modello mostra come potrebbero essere i moduli abitativi sul Pianeta Rosso.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Questo progetto prevede la trasformazione di regolite lunare in materiale da costruzione attraverso l’uso di energia solare concentrata, senza coinvolgere alcun legante in modo tale da ipotizzare la costruzione di insediamenti utilizzando risorse in situ.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
La stampa 3D di tessuti umani potrebbe aiutare a mantenere in salute gli astronauti in viaggio verso Marte e un progetto dell’ESA ha prodotto i suoi primi campioni di pelle e ossa biostampati grazie all’uso di plasma sanguigno come bio-inchiostro arricchito di sostanze nutritive.
Polvere vulcanica simulante la regolite lunare
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Le missioni Apollo condividono tutte uno “sporco” segreto legato alla polvere lunare che ha causato allergie, problemi alle tute spaziali e tempeste di polvere nella cabina dell’equipaggio in fase di ritorno dalla Luna.
Nicola Samorì
La lingua (2021)Alginato, pigmenti, legno
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Samorì è un abile interprete dei grandi maestri del passato ma è anche un artista tecnicamente virtuoso e un fine sperimentatore. Dipinge su qualunque supporto, così come scolpisce qualsiasi materia, facendo risorgere la tradizione pittorica e scultorea. Il suo sguardo pare essere corrosivo ma spesso si tratta di “un eccesso di cura”.
Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi, Laura Favaretto
Odori dallo spazio (2023)Exhibit interattivo
Puntando i nostri telescopi verso il cielo e con l’ausilio degli spettrometri, possiamo analizzare la luce e determinare quali molecole sono presenti nei diversi angoli dell’Universo. Anche se non possiamo annusare lo Spazio direttamente, possiamo immaginarne l’odore che sentiremmo se fossimo una specie multi-planetaria, identificando le particelle presenti e riconducendole a quelle delle quali conosciamo l’odore qui sulla Terra. Questo viaggio olfattivo dalla Terra alle regioni più remote del Cosmo è un’esperienza immersiva attraverso gli odori dello Spazio.
SPAZIO | LEGNO BRUCIATO Gli astronauti che sono rientrati nella ISS (Stazione Spaziale Internazionale) dopo un’attività extraveicolare hanno riferito di essersi portati addosso l’odore dello Spazio. Questo ricorda le suggestioni della carne bruciata e dell’affumicatura e per questo sono stati scelti toni legnosi e affumicati della betulla, accompagnati da incenso e ammorbiditi da ambra grigia e da accenni più muschiati.
Marmo nero di Colonnata
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
La parola greca metamòrphosis deriva da metamorphòo, trasformare, ed è composta da meta, oltre, e morphé, forma. Andare oltre la forma è la sfida di Samorì che in quest’opera sembra cercare il punto di rottura della materia, fino alla totale distruzione di essa nel suo processo di trasformazione.
Marmo bianco di Carrara, ciottolo in marmo bianco di Carrara
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
L’opera richiama motivi iconografici cari al Rinascimento quattrocentesco. La figura femminile rappresentata però non è, come potrebbe sembrare, una Madonna con bambino, bensì una Vergine deformata e privata della sua bellezza che accoglie tra le sue braccia una pietra levigata dall’acqua di un fiume delle Alpi Apuane.
Video
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Gaia è una missione ambiziosa per tracciare una mappa tridimensionale della nostra Galassia, la Via Lattea, nel processo che rivela la composizione, la sua formazione e l’evoluzione con una precisione senza precedenti nelle misurazioni della velocità di posizione e radiale.
Matteo Cerri, Maria Giulia Andretta, Alessandro Saracino (Fondazione Golinelli), Matteo Balasso
HiberNautilus (2023)Exhibit interattivo
L‘ibernazione, conosciuta più gergalmente con il termine letargo, è una condizione nella quale il corpo di alcuni mammiferi riduce al minimo il consumo di energia, entrando in uno stato di animazione sospesa. Oggi si stanno studiando procedure per poter consentire anche all’uomo di poterne usufruire. Oltre alle numerose applicazioni mediche, l’ibernazione sintetica (più tecnicamente: torpore sintetico) potrebbe rivoluzionare l’esplorazione umana del Sistema Solare: fungerebbe infatti da contromisura biologica al deterioramento a cui l’organismo va incontro quando resta nello spazio per tempi prolungati. Ma cosa potrebbe provare un essere umano che entrasse in torpore? Questa installazione trasforma il segnale elettroencefalografico ed elettrocardiografico di animali in torpore sintetico in esperienza visiva ed uditiva, e vuole simulare la sensazione che potremmo vivere qualora potessimo entrare in questo stato durante un viaggio spaziale. Chi entra nell’exhibit può vivere un’esperienza sensoriale per meglio immaginare come potrebbe essere l’ingresso in torpore sintetico e il successivo risveglio.
Alessandro Saracino (Fondazione Golinelli), Maria Giulia Andretta
Meraviglie virtuali (2023)Realtà virtuale
Le Wunderkammer, o Cabinet of Curiosities, erano quelle “Stanze delle Meraviglie” dove venivano conservati oggetti e manufatti con una particolare inclinazione verso il raro, l’eclettico e l’esoterico. Questo fenomeno si sviluppa a partire dal Cinquecento e si diffonde parallelamente alla filosofia umanistica in quanto l’insieme delle opere doveva aspirare alla descrizione dell’intero universo. In questa esperienza in realtà virtuale si vuole riflettere sul senso del collezionismo di ieri e di domani alla ricerca di quelle differenze e quelle analogie che caratterizzano il concetto di “meraviglia”.
Dal nulla al principio del tutto.
Prima faglia di discontinuità
di Andrea Zanotti e Antonio Danieli“D’inizio o di fine, a un Suo tempo, il Demiurgo diede volto ai Cieli e alla Terra. Plasmò, incontrò le Sue capacità, sviluppò il soffio in materia. Nel principio il tutto era senza profilo e privo di vita, e l’oscuro ricopriva l’abisso di ogni forma, mentre la luce del Demiurgo volteggiava su tutte le acque. Al che il Demiurgo mormorò fra sé: ‘Che la mia luce sia luce per l’intero’, così la luce divampò sull’osceno della tenebra […]. E così fu sera e fu mattina, e questo nel primo giorno di noi in Lui […]. E questo avvenne in un battito di ciglia […]” (Gian Ruggero Manzoni, Genesi, Milano, De Piante, 2022).
“Noi ancora non sappiamo esattamente come sia nato l’universo. Il filmino si interrompe a 10 alla -43 secondi […]. È in questo punto ancora incomprensibile che l’uomo di fede potrebbe chiamare in causa il proprio Signore […]. Partito, l’universo si espande sotto l’effetto di una forza super potente che agisce in ogni punto in maniera simmetrica […]. La storia più strabiliante di tutti i tempi si può esaurire in tre minuti […]. Molto poco di interessante è accaduto dopo. È in quella manciata infernale di secondi che la fucina cosmica ha preparato gli elementi con i quali le stelle avrebbero cominciato la loro vita. Poi a seguire, circa 14 miliardi di anni del solito ‘tran tran’ […]” (Tommaso Ghidini, Homo Caelestis, Milano, Longanesi, 2022).
Quattordici miliardi di anni fa la genesi del tutto, qui descritta specularmente dall’arte e dalla scienza. Occorre attendere fino a quattro miliardi di anni per vedere le prime tracce di vita organica sul pianeta Terra. Poi due milioni e mezzo di anni fa compaiono i primi animali simili a ominidi moderni. La nostra storia comincia molto dopo: tra i due e trecentomila anni fa l’Homo sapiens entra in scena. Poi, sulla scala evolutiva – processata con una lentezza esasperante – non succede quasi più nulla e tutto comincia invece ad accadere, in una progressione geometrica di tempi sul piano della cultura umana, i cui confusi e incerti primordi risalgono, più o meno, a diecimila anni fa. Ieri l’altro, nella tempistica segnata dalla scala evolutiva. L’incedere ineluttabile della storia (compresa quella umana) è avanzato per periodi più o meno lunghi caratterizzati da una intrinseca omogeneità (“solito tran tran”), alternati tra loro da repentine faglie di discontinuità, che hanno segnato la fine della fase precedente e propugnato la successiva, secondo un’idea di sviluppo graduale oggi comunemente intesa con l’accezione di progresso. Ma è nella genesi che va ricercata la cifra nascosta di tutte le opzioni possibili che ci stanno dinanzi: tra palingenesi, catarsi, metamorfosi e armageddon. Un po’ come avevano contemplato le sapienze religiose attraverso uno sguardo escatologico.
Dobbiamo prenderci una pausa dal vorticoso incedere della realtà tecno-scientifica che rischia di fagocitarci, inducendoci a disertare un orizzonte metafisico dove invece sorgevano spontanee le domande ultime. Dove stiamo andando? A che punto siamo? Ha ancora senso chiederci quale sia il nostro destino? A cosa devono traguardare le nostre giovani generazioni perché possano ancora guardare al futuro con fiducia e affidabile senso dell’orientamento?
Nicola Samorì
Rosaly (2022)Marmo rosa del Portogallo
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Ambigui, impenetrabili, fragili ma anche eleganti, malleabili, flessibili. I corpi scultorei di Samorì si muovono, incurvano e torcono fino a che non trovano la loro forma più autentica e lì si distendono, in posa, custodi di un passato remoto.
Nicola Samorì
Lunga luce agli abbagliati (2021)Olio su breccia di Vendôme
Collezione privata Sebastiani-Vistoli
Sono nature morte diafane e vaporose quelle di Samorì, che oscillano su di un delicato equilibrio tra reale ed effimero. I fiori incorporano le macchie naturali che disegnano la materia sulla quale la pittura si adagia: la breccia francese.
Ulisse Aldrovandi
Erbario, vol. XIV (1568-1580)Esemplari essiccati di specie vegetali su carta
BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Orto Botanico ed Erbario
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
L’Erbario di Aldrovandi è una fusione tra natura, arte e scienza: iniziato intorno al 1551 e ampliato dall’autore durante tutta la sua vita, arrivò a comprendere più di 5000 piante essiccate e incollate su fogli di carta poi rilegati in 15 volumi.
Nicola Samorì
Futuro dei fiori (2020)Olio su breccia di Vendôme
Collezione G. Ceroni Compadretti
La luce ha trapassato i fiori, li ha sublimati, opacizzati, quasi privati della loro concretezza di cose del mondo. Come in “Lunga luce agli abbagliati” il confine fra naturale e artefatto è pressoché indistinguibile: scrittura della pietra e pittura su pietra si con-fondono.
Museo di Palazzo Poggi
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Nel XVII secolo si diffuse la raccolta e la collezione di conchiglie da luoghi lontani e le navi mercantili che solcavano gli oceani recuperavano queste e altre curiosità marine per poi venderle nei grandi mercati europei interessati soprattutto alla madreperla.
Mattia Moreni
La genetica nel computer - il computer nella genetica (1996)Tecnica mista
Collezione privata, Modena
Il grigio siderale divampa in quest’opera di Moreni che anticipa, all’albore di un secondo Medioevo, tra il Rinascimento e la Modernità che non ha ancora avuto luogo secondo l’artista, la mutazione genetica in corso: “Maneggiando computer e macchine elettroniche noi muteremo”.
Alessandro Saracino (Fondazione Golinelli), Maria Giulia Andretta
Meraviglie virtuali (2023)Realtà virtuale
Le Wunderkammer o Cabinet of Curiosities erano quelle “Stanze delle Meraviglie” dove venivano conservati oggetti e manufatti con una particolare inclinazione verso il raro, l’eclettico e l’esoterico. Questo fenomeno si sviluppa a partire dal Cinquecento e si diffonde parallelamente alla filosofia umanistica in quanto l’insieme delle opere doveva aspirare alla descrizione dell’intero universo. In questa esperienza in realtà virtuale si vuole riflettere sul senso del collezionismo di ieri e di domani, alla ricerca di quelle differenze e quelle analogie che caratterizzano il concetto di “meraviglia”.
Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi, Laura Favaretto
Odori dallo spazio (2023)Exhibit interattivo
Puntando i nostri telescopi verso il cielo e con l’ausilio degli spettrometri, possiamo analizzare la luce e determinare quali molecole sono presenti nei diversi angoli dell’Universo. Anche se non possiamo annusare lo Spazio direttamente, possiamo immaginarne l’odore che sentiremmo se fossimo una specie multi-planetaria, identificando le particelle presenti e riconducendole a quelle delle quali conosciamo l’odore qui sulla Terra. Questo viaggio olfattivo dalla Terra alle regioni più remote del Cosmo è un’esperienza immersiva attraverso gli odori dello Spazio.
TERRA | BOSCO Per la Terra è stata scelta una fragranza aromatica boschiva che richiami le atmosfere di un ambiente forestale. Le note di pino, muschio, legno ma anche del galbano e della violetta vanno a sottolineare le caratteristiche di alcune latitudini del nostro pianeta, dove è presente una vegetazione ricca e rigogliosa.
Fleury-la-Rivière, Reims, Francia
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Alcuni naturalisti del Seicento rifiutavano l’idea che le conchiglie che trovavano pietrificate a certe altitudini fossero presenti sulle montagne a causa del Diluvio Universale quando queste si trovavano sommerse dalle acque.
Nicola Samorì
Guglia (2016)Marmo bianco puro di Carrara, frammento lunare
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
L’opera sembra trarre la sua origine dalla storia dell’arte e, soprattutto, dal mondo naturale. L’organicità della forma è resa da Samorì nel movimento della materia marmorea che replica le forme di un broccolo romanesco disseccato agganciato a una testa dove fioriscono crateri.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
I mammut, cugini pelosi dei nostri elefanti, si sono estinti dopo cinque milioni di anni sulla Terra a causa del cambiamento climatico: i ghiacciai si sono fusi e l’aumento dell’umidità ha modificato la vegetazione che era alla base della loro alimentazione.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Anche nei fossili la natura produceva naturalia che potevano avere in sé qualcosa di eccezionale relativamente alla forma o alle dimensioni, come pesci o uccelli rari o sconosciuti, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Le conchiglie trovate in cima alle montagne raccontano la storia di continenti che si muovevano e di mari che si alzavano e si abbassavano, rivelando una storia della Terra molto più antica di quei 6000 anni narrati nella Bibbia.
Ulisse Aldrovandi
Ms. Aldrovandi, Tavole di animali, vol. 2, carta 124 (1570 ca.)Tavole acquerellate a colori su carta
BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
I 18 volumi di tavole di piante, fiori, frutta e animali, commissionate da Ulisse Aldrovandi a partire dalla seconda metà del XVI secolo, costituiscono forse la più ricca pinacoteca tardo rinascimentale del mondo naturale mai realizzata.
Museo di Palazzo Poggi
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Le collezioni di pesci essiccati erano utilizzate per studiare la sistematica e la tassonomia di molti gruppi di vertebrati, utili alla descrizione di nuove specie. Questo ha contribuito alla crescita della ittiologia, la branca della zoologia che si occupa di pesci.
Lo specchio nell'Universo.
Il buco bianco
di Simone GheduzziNon è il nostro un eterno precipitare?
E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso?
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
F. Nieztsche, La gaia scienza, L. III, 125
Cosmogonia e Cosmologia qui coincidono perché l’uomo che si osserva saltare – “Vierge Noire”, Nicola Samorì, 2014 – forte della sua conoscenza, gode del suo stesso precipitare. Il riflesso del suo perpetuo cadere è il riflesso dell’universo intero che certamente altrove lo accoglierà.
Metaforicamente la paura che si cela dentro il mistero del buco nero vira in desiderio di nuove verità che rendono il buco invece bianco, candido. La mostra/installazione lo propone di materiale specchiante e circolare, rappresentazione geometrica del pi greco, costante matematica con infinite combinazioni possibili.
Il buco bianco, specchio nell’universo, contiene il sapere conosciuto e il potenziale cui l’umanità non ha ancora dato forma.
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Le stalattiti sono formazioni di composizione calcarea che pendono dalla sommità delle grotte. Si formano molto lentamente quando una goccia di acqua minerale, cadendo, lascia un deposito di calcite, il minerale costituente dei calcari, rocce di origine sedimentaria.
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Il quarzo è uno dei minerali più diffusi nella crosta terrestre in quanto si forma a seguito di processi di cristallizzazione durante il raffreddamento di una roccia magmatica; per tradizione è associato a proprietà tranquillizzanti ed è un importante minerale industriale, una gemma, essenziale per l’industria elettronica.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
La Cycadeoidea è una pianta da seme ora estinta che somigliava alle moderne cicadee, era comune in tutto il mondo durante l’epoca del Cretacico inferiore ed era alla base dell’alimentazione di molti erbivori.
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Le Septarie sono un particolare tipo di concrezione che si rinviene nelle rocce argillose dell’Appennino emiliano. Sono costituite da calcari marnosi o argilliti, attraversati da una serie di fessure radiali e concentriche. La circolazione di acque ricche di sali minerali produce la precipitazione chimica di calcite che, cementando le fessure, dà origine ai setti, talora sporgenti dalla superficie.
Uova di dinosauro (Cretaceo superiore - 100-65 milioni di anni)
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
I dinosauri si sono riprodotti deponendo le uova, così come la maggior parte degli altri sauropsidi (rettili), ma è molto difficile determinare quale specie di dinosauro abbia deposto le uova che sono state scoperte, perché all’interno dei fossili sono stati trovati solo pochi embrioni di dinosauro.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Questo orso delle caverne oggi estinto aveva una struttura scheletrica simile all’orso bruno ma era di dimensioni molto maggiori, tanto da superare quelle degli attuali orsi del Nord America (Kodiak e Grizzly): il suo peso poteva raggiungere i 1000 kg e ritto sulle zampe posteriori si aggirava intorno ai 2,5 metri.
Nicola Samorì
Vierge noire (2014)Resina e tecnica mista
AmC Collezione Coppola
Le Vierges Noires, o Madonne Nere, hanno attraversato tutta la storia del cristianesimo, generalmente come statue o icone lignee, spesso impreziosite da ori e gemme. Ma non quella di Samorì: la sua Vergine è un corpo amorfo, ermetico, senza volto, che conserva tracce del passato, sostenuto dalle braccia del vuoto.
Lo specchio nell'Universo
Il buco bianco
di Simone GheduzziNon è il nostro un eterno precipitare?
E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso?
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
F. Nieztsche, La gaia scienza, L. III, 125
Cosmogonia e Cosmologia qui coincidono perché l’uomo che si osserva saltare – “Vierge Noire”, Nicola Samorì, 2014 – forte della sua conoscenza, gode del suo stesso precipitare. Il riflesso del suo perpetuo cadere è il riflesso dell’universo intero che certamente altrove lo accoglierà.
Metaforicamente la paura che si cela dentro il mistero del buco nero vira in desiderio di nuove verità che rendono il buco invece bianco, candido. La mostra/installazione lo propone di materiale specchiante e circolare, rappresentazione geometrica del pi greco, costante matematica con infinite combinazioni possibili.
Il buco bianco, specchio nell’universo, contiene il sapere conosciuto e il potenziale cui l’umanità non ha ancora dato forma.
Maria Giulia Andretta, Sara Zarlenga, Jessica Maestrini (Fondazione Golinelli)
Cambusa spaziale (2023)Exhibit interattivo
Durante il viaggio spaziale è importante soddisfare i fabbisogni nutrizionali degli astronauti in modo tale da contrastare gli effetti della permanenza in condizioni estreme. Le diete spaziali, infatti, devono tenere in considerazione il corretto apporto di vitamine e minerali, perché il corpo umano è sottoposto a una serie di stress e sollecitazioni inimmaginabili sulla Terra. Questa installazione illustra quelle che sono le analogie e le differenze tra l’alimentazione terrestre e quella spaziale mostrando quello che potremmo trovare, e perché, nella cambusa di una nave spaziale.
Lo specchio nell'Universo
Il buco bianco
di Simone GheduzziNon è il nostro un eterno precipitare?
E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso?
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
F. Nieztsche, La gaia scienza, L. III, 125
Cosmogonia e Cosmologia qui coincidono perché l’uomo che si osserva saltare – “Vierge Noire”, Nicola Samorì, 2014 – forte della sua conoscenza, gode del suo stesso precipitare. Il riflesso del suo perpetuo cadere è il riflesso dell’universo intero che certamente altrove lo accoglierà.
Metaforicamente la paura che si cela dentro il mistero del buco nero vira in desiderio di nuove verità che rendono il buco invece bianco, candido. La mostra/installazione lo propone di materiale specchiante e circolare, rappresentazione geometrica del pi greco, costante matematica con infinite combinazioni possibili.
Il buco bianco, specchio nell’universo, contiene il sapere conosciuto e il potenziale cui l’umanità non ha ancora dato forma.
Andrea Zanotti, Roberto Balzani, Luca Ciancabilla, Paola Focardi, Matteo Cerri, Michela Contessi, Simone Gheduzzi, Antonio Danieli
In che direzione sta andando il genere umano? (2022-2023)Un interrogativo tanto antico quanto imperscrutabile: il futuro della nostra specie. I Curatori, l’Architetto e alcuni membri del Comitato Scientifico della mostra provano a dare la propria interpretazione.
Lo specchio nell'Universo
Il buco bianco
di Simone GheduzziNon è il nostro un eterno precipitare?
E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso?
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
F. Nieztsche, La gaia scienza, L. III, 125
Cosmogonia e Cosmologia qui coincidono perché l’uomo che si osserva saltare – “Vierge Noire”, Nicola Samorì, 2014 – forte della sua conoscenza, gode del suo stesso precipitare. Il riflesso del suo perpetuo cadere è il riflesso dell’universo intero che certamente altrove lo accoglierà.
Metaforicamente la paura che si cela dentro il mistero del buco nero vira in desiderio di nuove verità che rendono il buco invece bianco, candido. La mostra/installazione lo propone di materiale specchiante e circolare, rappresentazione geometrica del pi greco, costante matematica con infinite combinazioni possibili.
Il buco bianco, specchio nell’universo, contiene il sapere conosciuto e il potenziale cui l’umanità non ha ancora dato forma.
Mario Rasetti
Visioni di futuro. Umanità 3.0: un nuovo umanesimo dagli inediti profili biologici (25 novembre 2022)Torino, sede CentAI, presso grattacielo Intesa Sanpaolo
Intervista a cura di Antonio Danieli
Professore Emerito di Fisica Teorica al Politecnico di Torino, il prof. Mario Rasetti è attualmente Chair del Comitato Scientifico di CENTAI, il nuovo centro di ricerca avanzata per l’intelligenza artificiale, con sede a Torino. Si occupa di meccanica statistica, informazione e computazione quantistica e Big Data. Partendo da una attenta disamina del contesto storico odierno, la domanda a cui si tenta di dare risposta è essa stessa precorritrice di futuro: in che modo è possibile collocare, in una prospettiva futura, il tema della rivoluzione digitale e dei Big Data? La rivoluzione tecnologica e l’iper connessione indurranno l’essere umano a evolvere in una nuova specie, magari interplanetaria?
Lo specchio nell'Universo
Il buco bianco
di Simone GheduzziNon è il nostro un eterno precipitare?
E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso?
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
F. Nieztsche, La gaia scienza, L. III, 125
Cosmogonia e Cosmologia qui coincidono perché l’uomo che si osserva saltare – “Vierge Noire”, Nicola Samorì, 2014 – forte della sua conoscenza, gode del suo stesso precipitare. Il riflesso del suo perpetuo cadere è il riflesso dell’universo intero che certamente altrove lo accoglierà.
Metaforicamente la paura che si cela dentro il mistero del buco nero vira in desiderio di nuove verità che rendono il buco invece bianco, candido. La mostra/installazione lo propone di materiale specchiante e circolare, rappresentazione geometrica del pi greco, costante matematica con infinite combinazioni possibili.
Il buco bianco, specchio nell’universo, contiene il sapere conosciuto e il potenziale cui l’umanità non ha ancora dato forma.
Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi, Laura Favaretto
Odori dallo spazio (2023)Exhibit interattivo
Puntando i nostri telescopi verso il cielo e con l’ausilio degli spettrometri, possiamo analizzare la luce e determinare quali molecole sono presenti nei diversi angoli dell’Universo. Anche se non possiamo annusare lo Spazio direttamente, possiamo immaginarne l’odore che sentiremmo se fossimo una specie multi-planetaria, identificando le particelle presenti e riconducendole a quelle delle quali conosciamo l’odore qui sulla Terra. Questo viaggio olfattivo dalla Terra alle regioni più remote del Cosmo è un’esperienza immersiva attraverso gli odori dello Spazio.
NUBE DI GAS | RUM Nelle nubi di gas stellare è stato identificato del formiato di etile che ha l’aroma caratteristico del rum ed è anche in parte responsabile del sapore dei lamponi. Questa sostanza si trova naturalmente nel corpo delle formiche e nella puntura delle api ed è stata ricostruita esaltando la componente zuccherina con canna da zucchero e vaniglia.
Pronao
di Andrea ZanottiLa sicura e inevitabile incertezza che ci attanaglia a ogni partenza ci spinge all’inventariazione, all’esame analitico sia delle cose che lasciamo sia di quelle che portiamo con noi. Ed è un viaggio, quello che stiamo per intraprendere, del quale sappiamo la data di partenza e non quella di ritorno: anzi, quasi per certo sappiamo che non c’è ritorno e che la destinazione è ignota. Il genere umano ha proceduto per salti successivi, per rotture di faglia sulle quali esso appoggiava, di volta in volta, le proprie provvisorie certezze. È stato così per Ulisse Aldrovandi (sulle cui tracce ritorniamo per andare oltre): il primo ad avvertire il bisogno, partendo per un’inedita esplorazione moderna della natura, di repertoriarne i frammenti, di catalogarne dimensioni, peculiarità, preziosità. Sapeva bene, l’Ulisse (come del resto, il suo prodromo omerico), di star andando verso l’ignoto: come lo sanno – per via di quei fili sottili che legano inscindibilmente arte e scienza – gli artisti che si accingono all’opera.
Così anche Nicola Samorì è spinto dall’analoga urgenza di catalogare i reperti della “sua” natura, della sua Wunderkammer che lui intitola, con curiosa e sorprendente similitudine ricorsiva, “Campo dei miracoli”, vera chiave di lettura dell’intera mostra. Nel caso di Aldrovandi è la massa critica del noto, il sedimentare quanto raccolto e conservato, a spingere verso nuove scoperte, verso inedite esplorazioni, verso sempre nuovi frammenti e indizi di conoscenze volti alla costruzione di un possibile sapere. Così come l’accumulo di oggetti, di residui di lavorazioni, di scarti e tentativi abortiti in un provare e riprovare la forma, costituisce per Nicola Samorì, nella schematicità di un ordine che confina con una vita ormai congedatasi dalla terra, l’humus fertile in cui si radica la creazione artistica. Proprio per questo, forse, arte e scienza trattengono un rapporto di analitica contabilità con la morte. Ma è anche vero, d’altronde, che esse rappresentano i compagni di viaggio più indicati per decifrare l’uomo, la sua storia, i suoi destini.
Procederemo, su questa scorta, per grandi discontinuità: da quella che segna, dal nulla, la genesi; a quella che sigla la rottura profonda tra Medioevo e Modernità, nel cui grembo l’Aldrovandi si colloca; da quella che infine, partendo dalla rivoluzione industriale, conduce alla conquista della Luna, per approdare alla discontinuità del tempo presente, così sospeso, pur proiettato nella conquista dello spazio assunta qui a paradigma di futuro, tra redenzione e apocalisse. E avanzeremo avvalendoci di esposizioni e ragionamenti scientifici, non meno che di opere d’arte iconografiche e poetiche che ci aiutino ad aprire alla comprensione di ciò che siamo stati e di ciò che saremo: portandoci come unico zaino in spalla, a ogni rottura di faglia che dovremo affrontare, il carico di dignità e speranze che la storia degli uomini ci consegna.
Museo della Specola
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Nel corso del Cinquecento le esplorazioni transoceaniche iniziarono a spingersi verso le regioni più meridionali della Terra e ai navigatori apparve un cielo nuovo. Cominciò così a diffondersi, favorita anche dalla recente invenzione della stampa, la consuetudine di rappresentare la Terra e la volta celeste in forma di globo. Sul globo terracqueo prendevano forma le terre che venivano progressivamente scoperte mentre il globo celeste offriva una visione completa del cielo, che comprendeva le costellazioni sovrastanti l’emisfero meridionale.
Nicola Samorì
Campo dei miracoli (2022)Tecnica mista su lino
Collezione privata, Brema
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Come in un campo di battaglia, l’opera ingloba frammenti di corpi, resti materici e una natura che prolifera incontrollata. Samorì ci sussurra la grana del mondo, indeterminata e instabile, con un’intenzione narrativa tipica dei dipinti storici ottocenteschi.
Un nuovo sguardo sull'ignoto.
Terza faglia di discontinuità
di Andrea Zanotti e Antonio DanieliTra Otto e Novecento matura una discontinuità di faglia ancora più profonda, dovuta al rapido susseguirsi di rivoluzioni industriali di differente natura, che cambiano non solo il modo di produzione delle merci ma l’uso della materia, dell’energia, dell’ambiente. Il grafico dell’intensità di percezione e di azione dell’essere umano, rispetto al contesto che lo circonda, si impenna. Le potenzialità dell’animale uomo, confrontato allo standard biologico evolutivo raggiunto sulla scala dell’evoluzione darwiniana, raggiungono un’ampiezza e una velocità mai conosciute prima.
La conoscenza apre a regioni sin lì totalmente deserte: la biologia, la genetica, le scienze dell’inconscio. Nascono nuove (o meglio, antichissime e non sopite) domande che non trovano però risposte definitive: come (e perché) nasce la vita? Che cos’è la coscienza? Questa tensione tra potenza e limitatezza produce vertigine, e la vertigine disorientamento. Come preconizzato da Nietzsche, l’uomo privo di certezze sembra cadere da tutte le parti: e di certo i processi di comunicazione invalsi, sempre più invasivi e pressanti, non sembrano aiutarlo a orientarsi. L’essere umano dà origine a un nuovo mondo, profondamente modificato dalla comprensione scientifica e condizionato dalla formidabile spinta tecnologica che ne è derivata. Si è così generato un contesto nuovo, che ha condotto l’uomo stesso fuori dal dominio della natura, auto-inducendolo a cambiamenti che lo collocano a nuovi bivi.
Nel Cinquecento l’essere umano poteva ancora immaginare un futuro dentro l’ordine di una natura ancora da esplorare e dominare, oggi la nostra potenza di calcolo rende il pianeta piccolissimo, la natura un ordine dal quale possiamo prescindere, aprendoci al contempo lo sguardo sul Cosmo. Lo spazio siderale diviene così il nuovo terreno di conquista per la nostra immaginazione. Il nuovo Ulisse di oggi vive dunque nel sogno premonitore dell’Ulisse Aldrovandi del Rinascimento. Ma essi non sono, tuttavia, troppo diversi tra loro, anzi: curiosità, immaginazione, creatività, passione, coraggio sono gli elementi che hanno nutrito e nutrono entrambi. Il punto di partenza, ciò che egli porterà con sé nel suo viaggio spaziale, sarà quella Wunderkammer dell’antico Ulisse Aldrovandi, arricchitasi man mano di nuovi reperti, in un processo di sedimentazione della conoscenza che non contempla, per definizione, fine.
Giacomo Balla
Siamo in quattro (beato chi li trova) (1920-1925 ca.)Olio su tela
Museo Civico di Palazzo Romagnoli, Forlì
Tranello futurista: un volto, due volti, forse tre, ma “Siamo in quattro” svela il titolo. Balla, principe del dinamismo, non realizza un solo ritratto, bensì quattro a fondersi uno nei tratti somatici dell’altro – d’altronde “la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno”, diceva.
Bartolomeo Passarotti
Venditore di pesce (XVI secolo)Olio e vernice su tela
Collezione privata
L’accuratezza della rappresentazione degli elementi naturali nelle opere di Passarotti si deve in parte all’amicizia del pittore con il celebre naturalista Aldrovandi. Entrambi infatti hanno condiviso il profondo interesse per l’osservazione analitica della natura, il collezionismo di oggetti naturali e il desiderio di rappresentarli fedelmente.
Mattia Moreni
Adolescente guarda il vuoto non ha direzione (1995)Tecnica mista
Collezione privata, Modena
Moreni è cromie acide, fluorescenze violente, materia verdastra e violacea, espressione degli ultimi sussulti di una grande decadenza. Il suo umanoide “artificato”, un marziano elettronico, si interroga su chi è e dove sta andando.
Nicola Samorì
Senza titolo (d-10-modello) (2021)Alginato, pigmenti, legno
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Questo modellino, come molti dei lavori in mostra di Samorì, racconta della trasformazione della materia e del suo degrado, rivela il potenziale della decadenza e sussurra le parole degenerazione e rigenerazione. “Certe mie immagini non sono la celebrazione della rovina: sono rovina”, ha affermato l’artista.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Le corna di bue e di toro erano spesso legate alla virilità e all’abbondanza, infatti questi animali erano considerati sacri da parte di molte culture antiche ed erano strettamente legati all’agricoltura e all’allevamento.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Le ruote di reazione sono utilizzate per garantire il controllo dell’assetto su tre assi senza la necessità di fonti esterne di coppia, come razzi o propellenti: stanno diventando sempre più importanti perché offrono un’opzione più sicura, agile e leggera per il controllo di precisione per i sistemi spaziali.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
L’approccio biomimetico nel settore spaziale deve essere considerato in un quadro multidisciplinare e intersettoriale per superare le barriere al fine di colmare le attuali lacune esistenti per un’efficace applicazione dei meccanismi e dei fenomeni naturali nella progettazione di sistemi spaziali.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Questa parte “bionica” è un esempio di staffa stampata in 3D per un satellite, progettata in un modo nuovo poiché questo tipo di stampa 3D prevede la possibilità di realizzare molte forme anche più complesse rispetto alla produzione standard.
Alessandro Saracino (Fondazione Golinelli), Maria Giulia Andretta
Meraviglie virtuali (2023)Realtà virtuale
Le Wunderkammer, o Cabinet of Curiosities, erano quelle “Stanze delle Meraviglie” dove venivano conservati oggetti e manufatti con una particolare inclinazione verso il raro, l’eclettico e l’esoterico. Questo fenomeno si sviluppa a partire dal Cinquecento e si diffonde parallelamente alla filosofia umanistica in quanto l’insieme delle opere doveva aspirare alla descrizione dell’intero universo. In questa esperienza in realtà virtuale si vuole riflettere sul senso del collezionismo di ieri e di domani alla ricerca di quelle differenze e quelle analogie che caratterizzano il concetto di “meraviglia”.
Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi, Laura Favaretto
Odori dallo spazio (2023)Exhibit interattivo
Puntando i nostri telescopi verso il cielo e con l’ausilio degli spettrometri, possiamo analizzare la luce e determinare quali molecole sono presenti nei diversi angoli dell’Universo. Anche se non possiamo annusare lo Spazio direttamente, possiamo immaginarne l’odore che sentiremmo se fossimo una specie multi-planetaria, identificando le particelle presenti e riconducendole a quelle delle quali conosciamo l’odore qui sulla Terra. Questo viaggio olfattivo dalla Terra alle regioni più remote del Cosmo è un’esperienza immersiva attraverso gli odori dello Spazio.
MARTE | METALLO L’odore di Marte è poco piacevole a causa della presenza di zolfo nella sua atmosfera. Tuttavia, la superficie del Pianeta Rosso, che deve il suo nome alla presenza di ossido di ferro, si avvicina più a fragranze acri e pungenti come quelle metalliche, ematiche come il ferro appena battuto con suggestioni che potrebbero ricordare l’asfalto bollente.
Nicola Samorì
La romana II (2022)Onice
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Un corpo animalesco in torsione si sta disfacendo davanti ai nostri occhi. La decadenza è espressa vividamente da Samorì che sceglie per questa scultura l’onice, roccia pregiata e traslucida, vera materia carnale.
Verso la conoscenza, oltre la meraviglia.
Seconda faglia di discontinuità
di Andrea Zanotti e Antonio DanieliI secoli che separano la seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Seicento rappresentano il grembo gravido nel quale si concepisce e si sviluppa la modernità. Anche se apparentemente non cambia il volto di una storia che, se fosse osservata dalla Luna, apparirebbe non troppo dissimile dai secoli precedenti, risultando ancora popolata di regni, repubbliche e imperi; in essa, tuttavia, agisce un lievito diverso, destinato a mutarne l’impasto. Siamo al tramonto del Medioevo e alla nascita dell’idea che l’uomo sia il fabbro del proprio destino: l’Umanesimo e il Rinascimento riscoprono il grande deposito culturale della classicità, reinterpretandolo e liberando il suo potenziale ulteriore di sviluppo.
La scienza comincia a emanciparsi dalla magia e il mondo conoscerà, con lo sviluppo coloniale, la sua prima grande ondata, per così dire globalizzatrice. Quella temperie culturale dischiude nuovi orizzonti al sapere occidentale, fino a lì condizionato, nel suo espandersi, dal dogma religioso. Il soggettivismo, affermatosi con la riforma protestante, è alla radice della nascita del capitalismo e cambia radicalmente con la nascita del libro a stampa, la diffusione della cultura. I riflessi di questa discontinuità, di questa rottura di faglia sono grandiosi.
Muta anche la trasmissione del sapere: Bologna, tra le università, perderà il suo primato, segnando una parabola discendente emblematicamente rappresentata dalla mancata chiamata di Galileo Galilei sulla cattedra di fisica (che andrà a occupare a Padova) e dalla nascita della maschera del dottor Balanzone, caricatura del giurista saccente e ignorante. Ma prima di imboccare quel declino temporaneo che la vedrà rinascere alla metà del Settecento, l’Alma Mater annovera – in un’età ancora di grande fasto, il Cinquecento – la figura di Ulisse Aldrovandi. Padre delle Scienze naturali moderne, il suo frenetico e incontenibile catalogare, classificare, ricercare, immortalare nella sua personale Wunderkammer, non si esaurisce al perimetro del mondo conosciuto. Ma la sua immaginazione lo spinge a ideare mondi nuovi, ancora non esplorati, nel contesto ancora ignoto di una natura che allarga a dismisura i suoi confini, fino a rappresentare la grande avventura da cui abbeverarsi per esaudire una nuova sete di conoscenza. Aldrovandi è una delle migliori espressioni dell’Homo sapiens sapiens del Cinquecento: e quel DNA è ancora il nostro.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Il mastodonte era un grande mammifero molto simile all’elefante indiano odierno che si è estinto circa un milione e mezzo di anni fa. Presentava enormi zanne con le quali si procurava cibo, masticando, poi, con i quattro grandi molari che aveva in bocca.
Ulisse Aldrovandi
Monstrorum historia (1642)Libro a stampa
BiGeA – Biblioteca del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Enciclopedia illustrata dedicata ai più bizzarri prodigi della natura: in questo volume Ulisse Aldrovandi affronta il concetto di monstrum e ne ripercorre la storia alla ricerca delle cause naturali e innaturali delle sue origini.
Meteorite ferrosa (siderite)
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Scoperta nel 1890 a Sacramento Mountains, New Mexico (USA). In origine pesava 237 kg. Le linee visibili sulla superficie lucidata sono chiamate “Figure di Widmanstätten” e sono il prodotto della cristallizzazione lentissima di una lega Ferro-Nichel.
Tavoletta xilografica in legno, utilizzata per illustrare i volumi di Ulisse Aldrovandi
Museo di Palazzo Poggi
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Nel Medioevo il termine monstrum si riferiva a singole nascite mostruose, ma col tempo il termine sarà usato per riferirsi alle razze mostruose. La mostruosità genera tanto più spavento quanto più essa è interpretata dall’ignoranza.
Nicola Samorì
Drummer (2019)Alginato, pigmenti, legno, conchiglia
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
La sensazione di groviglio e resistenza che almeno una volta nella vita abbiamo provato o proveremo prende forma in questa scultura di Samorì. L’artista affronta un discorso sul crollo, sulla distruzione e sul deperimento, sfruttando la malleabilità dell’alginato, materia estratta dalle pareti cellulari delle alghe.
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
L’antimonite è il più importante minerale dell’antimonio e si presenta nella forma di fragili cristalli prismatici dai toni opachi e con riflessi metallici di color argento e bluastri: nella tradizione alchemica questo minerale era considerato un fuoco purificatore.
Nicola Samorì
Solare (2021)Marmo nero del Belgio
Courtesy Monitor Roma/Lisbona/Pereto
Courtesy EIGEN+ART Lipsia/Berlino
Solare è la fedele replica in marmo nero del Belgio di una tavolozza dell’artista. Il colore si è come mineralizzato, e le tonalità dei singoli pigmenti sono ora uniformi. Della pittura resta solo il volume, il suo essere bassorilievo.
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Certe descrizioni di animali non erano accettate senza perplessità, ma era invece molto facile per gli europei credere all’esistenza di animali esotici come l’elefante che, infatti, era molto presente nelle collezioni. Nella tradizione dei bestiari medievali rappresentava il potere temporale.
Agenzia Spaziale Europea (ESA)
Lanciata nel marzo 2004 dal razzo Ariane, la missione Rosetta, che prende il nome dalla famosa Stele di Rosetta, è stata la prima a raggiungere una cometa nel 2014 e, dopo aver ruotato attorno al nucleo, ha portato sulla sua superficie il lander Philae. Questa esplorazione ha permesso di osservare da vicino uno dei più antichi elementi costitutivi del nostro Sistema Solare, che potrebbe aiutarci a comprendere l’origine della vita sul nostro pianeta.
Alessandro Saracino (Fondazione Golinelli), Maria Giulia Andretta
Meraviglie virtuali (2023)Realtà virtuale
Le Wunderkammer, o Cabinet of Curiosities, erano quelle “Stanze delle Meraviglie” dove venivano conservati oggetti e manufatti con una particolare inclinazione verso il raro, l’eclettico e l’esoterico. Questo fenomeno si sviluppa a partire dal Cinquecento e si diffonde parallelamente alla filosofia umanistica in quanto l’insieme delle opere doveva aspirare alla descrizione dell’intero universo. In questa esperienza in realtà virtuale si vuole riflettere sul senso del collezionismo di ieri e di domani alla ricerca di quelle differenze e quelle analogie che caratterizzano il concetto di “meraviglia”.
Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi, Laura Favaretto
Odori dallo spazio (2023)Exhibit interattivo
Puntando i nostri telescopi verso il cielo e con l’ausilio degli spettrometri, possiamo analizzare la luce e determinare quali molecole sono presenti nei diversi angoli dell’Universo. Anche se non possiamo annusare lo Spazio direttamente, possiamo immaginarne l’odore che sentiremmo se fossimo una specie multi-planetaria, identificando le particelle presenti e riconducendole a quelle delle quali conosciamo l’odore qui sulla Terra. Questo viaggio olfattivo dalla Terra alle regioni più remote del Cosmo è un’esperienza immersiva attraverso gli odori dello Spazio.
LUNA | PEPE NERO Gli astronauti che sono stati sulla Luna concordano nel paragonare l’odore che hanno sentito una volta rientrati nei moduli come qualcosa di simile alla polvere da sparo. Per ricreare una suggestione olfattiva lunare è stato scelto il tono speziato del pepe nero, accompagnato da accenni aromatici di timo, salvia, basilico e noce moscata.
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// A CURA DI:
Andrea Zanotti
presidente Fondazione Golinelli
Roberto Balzani
presidente Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna
Antonio Danieli
vicepresidente e direttore generale Fondazione Golinelli
Luca Ciancabilla
ricercatore e docente Università di Bologna – Dipartimento di Beni Culturali
Andrea Zanotti
presidente Fondazione Golinelli
Roberto Balzani
presidente Sistema Museale di Ateneo
Antonio Danieli
vicepresidente e direttore generale
Fondazione Golinelli
Luca Ciancabilla
ricercatore e docente Università di Bologna – Dipartimento di Beni Culturali
// COMITATO SCIENTIFICO
Roberto Barbieri, Eugenio Bertozzi, Matteo Cerri, Alessandro Chiarucci, Francesco Citti, Michela Contessi, Lucia Corrain, Paola Focardi, Giorgio Gasparotto, Tommaso Ghidini, Juri Nascimbene, Giacomo Nerozzi, Mario Rasetti.
Con la partecipazione straordinaria di: Nicola Samorì e Gian Ruggero Manzoni.
// ALLESTIMENTO ARCHITETTONICO
diverserighestudio